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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), IV, 12
 
originale
 
12. Et ille quidem dignum virtutibus suis vitae terminum posuit. Enim vero Alcimus sollertibus coeptis eo saevum Fortunae nutum non potuit adducere. Qui cum dormientis anus perfracto tuguriolo conscendisset cubiculum superius iamque protinus oblisis faucibus interstinguere eam debuisset, prius maluit rerum singula per latiorem fenestram forinsecus nobis scilicet rapienda dispergere. Cumque iam cuncta rerum naviter emolitus nec toro quidem aniculae quiescentis parcere vellet eaque lectulo suo devoluta vestem stragulam subductam scilicet iactare similiter destinaret, genibus eius profusa sic nequissima illa deprecatur: "Quid, oro, fili, paupertinas pannosasque resculas miserrimae anus donas vicinis divitibus, quorum haec fenestra domum prospicit?" Quo sermone callido deceptus astu et vera quae dicta sunt credens Alcimus, verens scilicet ne et ea quae prius miserat quaeque postea missurus foret non sociis suis sed in alienos lares iam certus erroris abiceret, suspendit se fenestra sagaciter perspecturus omnia, praesertim domus attiguae, quam dixerat illa, fortunas arbitraturus. Quod eum strenue quidem set satis inprovide conantem senile illud facinus quamquam invalido repentino tamen et inopinato pulsu nutantem ac pendulum et in prospectu alioquin attonitum praeceps inegit. Qui praeter altitudinem miniam super quendam etiam vastissimum lapidem propter iacentem decidens perfracta diffisaque crate costarum rivos sanguinis vomens imitus narratisque nobis quae gesta sunt non diu cruciatus vitam evasit. Quem prioris exemplo sepulturae traditum bonum secutorem Lamacho dedimus.
 
traduzione
 
?Cos? egli ? degnamente morto, da valoroso, come visse. ?Alcimo, invece, nonostante ce l'avesse messa anch'egli tutta in quanto a coraggio, non pot? sfuggire a una sorte crudele. Penetrato nel misero tugurio di una vecchia, sal? nella stanza di sopra, dove quella dormiva, ma invece di sbarazzarsene subito, strangolandola, come avrebbe dovuto, prefer? prima gettare da una larga finestra tutto quello che c'era da rubare perch? noi lo portassimo via. In un battibaleno fece piazza pulita di ogni cosa e non volendo risparmiare nemmeno il letto sul quale quella vecchiaccia dormiva, con uno scossone la scaravent? per terra e afferr? il pagliericcio per buttarcelo gi? come aveva fatto con tutto il resto. Ma quella megera gettandosi alle sue ginocchia cos? lo supplic?: 'Ma perch? ragazzo mio vuoi regalare i poveri oggetti e gli stracci di una povera vecchia ai ricchi vicini sulla cui casa sporge questa finestra?' ?Ingannato da queste parole astute e prendendole per vere, temendo, per giunta, che tutto quello che finora aveva mandato gi? e il resto che stava per gettare potesse andare a finire non pi? nelle braccia dei suoi compagni ma in casa d'altri, per sincerarsi della cosa, si sporse dalla finestra aguzzando ben bene lo sguardo all'intorno, ma soprattutto per valutare le ricchezze della casa vicina di cui la vecchia gli aveva parlato. Atto certamente coraggioso ma imprudente perch? proprio mentre egli era penzoloni tutto intento a guardare altrove, quell'assassina, con una spinta da nulla ma improvvisa, lo fece precipitare gi? a capofitto. ?A parte l'altezza rispettabile, egli and? a cadere proprio sopra un grosso macigno ch'era l? sotto fracassandosi le costole. Pat? poco per? perch? mentre ci stava raccontando come erano andate le cose, cominci? a vomitare sangue e spir?. ?Degno compagno di Lamaco noi gli demmo la stessa sepoltura.
 

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